SPERARE / DISPERARE / DESIDERARE

Quinto Convegno Nazionale SIAC
Call for Panels
Deadline: 4 aprile 2025

Quinto Convegno Nazionale SIAC
SPERARE / DISPERARE / DESIDERARE
Matera, 25-27 settembre 2025

La dialettica, sempre più stretta e sempre più accelerata, tra desiderio, speranza e disperazione sembra connotare la condizione esistenziale di individui e gruppi sociali nelle molteplici configurazioni culturali che prendono forma nella tarda modernità. Se la ricerca antropologica, con la sua sedimentata propensione “dark” (S. Ortner, Dark anthropology and its others: Theory since the eighties, 2016), si è mostrata da sempre attenta alle situazioni di marginalità e di afflizione, è soprattutto dal primo decennio del XXI secolo, a seguito di una crescente percezione di incertezza, imprevedibilità e crisi associata a una mancanza di direzione politica e ideologica (N. Janeja, S. Bandak, Hope over Time – Crisis, Immobility and Future-Making, 2018), che lo spazio dialettico definito dai rapporti tra speranza / disperazione / dubbio / desiderio / delusione ha acquisito un peso crescente nella riflessione disciplinare e nella pratica etnografica.

A partire dalle riflessioni sulla speranza quale categoria di analisi nelle scienze sociali, Vincent Crapanzano (Imaginative Horizons. An Essay in Literary-Philosophical Anthropology, 2004) introduce la nozione di “orizzonti immaginativi” quale chiave di lettura per la comprensione del modo in cui viviamo e di come interpretiamo e diamo senso alle esperienze. Gli esercizi di immaginazione sulle speranze del futuro sono stati un terreno di studio particolarmente fecondo per l’antropologia, come rivelano le ricerche sui culti profetici e millenaristi in varie parti del mondo (V. Lanternari, Movimenti religiosi di libertà e di salvezza dei popoli oppressi, 1960) e quelle sulla fine del mondo e sulle apocalissi culturali di Ernesto de Martino (La fine del mondo. Contributo all’analisi delle apocalissi culturali, 1977). Queste riflessioni hanno gettato un ponte tra l’antropologia e altri campi, come quello della fantascienza (F. Dei, La fantascienza, il meraviglioso e il terrore della storia. Variazioni demartiniane, 2023), che rivelano come immaginari riguardanti la speranza o la disperazione verso il presente possano proiettarsi sul futuro attraverso linguaggi molto diversi.

In The method of hope (2004), combinando analisi etnografica e riflessione filosofica, Hirokazu Miyazaki esamina la relazione tra speranza e conoscenza studiando come la speranza viene prodotta in varie forme di conoscenza. Sposando economia politica e psicoanalisi, Ghassan Hage in Against Paranoid Nationalism (2004) arriva a definire le società come meccanismi per la produzione e la distribuzione della speranza, mostrando in che modo la nascita di un nazionalismo paranoide abbia portato al formarsi di una cultura della preoccupazione. Hirokazu Miyazaki e Richard Swedberg (The Economy of Hope, 2016), a loro volta, sondando il ruolo giocato dalla speranza in diverse situazioni socioeconomiche, rivelano come la speranza non sia soltanto una forma di conoscenza ma anche una cornice interpretativa essenziale per l’analisi socioculturale dei fenomeni economici. In Ethnographies of Waiting: Doubt, Hope, and Uncertainty (2018), Manpreet Janeja e Andreas Bandak esaminano la politica e la poetica dell’attesa quale fenomeno sociale centrale della società umana (e dell’etnografia) nella sua produzione e continua negoziazione tra speranza, noia, ansia, dubbio e incertezza. In seguito anche all’emergere di un’attenzione al futuro e ai futuri possibili quali scenari culturali di indagine (A. Appadurai, Il futuro come fatto culturale. Saggi sulla condizione globale, 2013; R. Bryant, D.M. Knight, The Anthropology of the Future, 2021), in Disappointment: Toward a Critical Hermeneutics of Worldbuilding (2018), Jarrett Zigon, legando antropologia, filosofia, etica e politica, si interroga sul ruolo della delusione quale motore per immaginare e creare realtà alternative, delineando le basi filosofiche e teoriche di un’antropologia della potenzialità.

Le implicazioni teoriche e metodologiche dello studio della speranza quale categoria interpretativa nella teoria e nella pratica antropologica sono molteplici e “rigenerative” – tanto che Lorena Gibson parla di una “anthropology of respair” (Anthropology as Respair: Anthropological Engagements with Hope and its Others, 2019): un’antropologia, cioè, che “mobilizes hope and its associated concepts as frameworks for interrogating how people experience the spaces between probability and possibility”. Un’antropologia, ancora, che attraverso e grazie a questa riflessione sui concetti analitici di speranza / disperazione / dubbio / desiderio / delusione si rivitalizza nelle sue possibilità euristiche e applicative.

Il prossimo convegno SIAC, previsto a Matera dal 25 al 27 settembre 2025, invita socie e soci, colleghe e colleghi a riflettere su queste dimensioni dell’agire umano e a interrogarsi sui molteplici problemi e sulle implicazioni metodologiche che una loro analisi pone alla ricerca antropologica, così come alle sue possibili ricadute sociali.

Possibili temi e domande di ricerca sono:

• Come le società esprimono desiderio, speranza e disperazione: attraverso quali linguaggi, rappresentazioni, pratiche e visioni del mondo

• Come le società agiscono, reagiscono e riflettono sui loro margini di agency tra desiderio, speranza e disperazione e in relazione alle differenze di classe, di genere, di status?

• In che modo la dialettica temporale tra passato, presente e futuro interviene nel definire la relazione tra desiderio, speranza e disperazione?

• Cos’è e come si configura il tempo dell’attesa e della sopportazione a partire da speranze e desideri nelle diverse contingenze politiche e nelle differenti economie morali?

• Come i sentimenti di speranza, desiderio e disperazione orientano il modo di vivere e pensare le scelte riproduttive nei diversi contesti storici, economici e politici?

• In che modo le trasformazioni demografiche storiche e contemporanee, le pratiche di mobilità e le culture della migrazione hanno influenzato e influenzano la visione del futuro e la relazione tra desiderio, speranza e disperazione?

• In che relazione speranza, desiderio e disperazione si concretizzano nelle rappresentazioni e nelle pratiche connesse alla consapevolezza storica del cambiamento climatico e all’immaginario critico che questa consapevolezza veicola?

• Come le società immaginano speranze, desideri e disperazione nei non umani? Come queste immaginazioni si intrecciano con quelle dei gruppi sociali?

• Come le tecnologie avanzate, l’IA e la relazione uomo-macchina influenzano speranza, desiderio e disperazione?

• Quali riflessioni e visioni future prospetta l’antropologia sulla dialettica tra desiderio, speranza e disperazione? Quali speranze, desideri e disperazioni animano oggi le ricerche etnografiche di antropologi e antropologhe?

Sottometti QUI una proposta entro il 4 aprile 2025

Ogni panel può essere presentato da un massimo di tre convenor. Non si può essere convenor di più panel.
Ogni panel può stabilire autonomamente le lingue accettate.
La proposta di panel dovrà essere inviata esclusivamente attraverso l’apposito form. Non saranno accettate proposte pervenute via mail.

 

Fifth SIAC National Conference
HOPE / DESPAIR / DESIRE
Matera, 25-27 September 2025

The increasingly tight and accelerated dialectic between desire, hope and despair seems to characterize the existential condition of individuals and social groups in the multiple cultural configurations taking shape in late modernity. If anthropological research, with its ingrained “dark” propensity (S. Ortner, Dark anthropology and its others: Theory since the eighties, 2016), has always been attentive to situations of marginality and affliction, it is especially since the first decade of the 21st century, following a growing perception of uncertainty, unpredictability and crisis associated with a lack of political and ideological direction (N. Janeja, S. Bandak, Hope over Time – Crisis, Immobility and Future-Making, 2018), that the dialectical space defined by the relationships between hope / despair / doubt / desire / disappointment has acquired an increasing weight in disciplinary thought and ethnographic practice.

Reflecting on hope as a category of analysis in the social sciences, Vincent Crapanzano (Imaginative Horizons. An Essay in Literary-Philosophical Anthropology, 2004) introduces the notion of “imaginative horizons” as a key to understanding how we live and how we interpret and give meaning to experiences. Reflecting on hope as a key to imagining the future has been particularly fertile in anthropology, as illustrated by research on prophetic cults and millenarianisms in various parts of the world (V. Lanternari, The Religions of the Oppressed: A Study of Modern Messianic Cults, 1963) and on the end of the world and cultural apocalypses by Ernesto de Martino (The End of the World: Cultural Apocalypse and Transcendence, 2023). These reflections have built a bridge between anthropology and other fields, such as science fiction (F. Dei, La scienza in scienza, il fantastico e il terrore della storia. Variazioni demartiniane, 2023), that reveal how imaginaries on hope or despair can be projected onto the future using very different languages.

Combining ethnographic analysis and philosophical reflection, in The method of hope (2004) Hirokazu Miyazaki examines the relationship between hope and knowledge by studying how hope is produced in various forms of knowledge. Connecting political economy and psychoanalysis, Ghassan Hage in Against Paranoid Nationalism (2004) defines societies as mechanisms for the production and distribution of hope, showing how the birth of a paranoid nationalism has led to the formation of a culture of worrying. On the other hand, by exploring the role played by hope in different socioeconomic situations, Hirokazu Miyazaki and Richard Swedberg (The Economy of Hope, 2016) reveal how hope is not only a form of knowledge but also an essential interpretative framework for the sociocultural analysis of economic phenomena. In Ethnographies of Waiting: Doubt, Hope, and Uncertainty (2018), Manpreet Janeja and Andreas Bandak examine the politics and poetics of waiting in its production and ongoing negotiation between hope, boredom, anxiety, doubt, and uncertainty as a central social phenomenon of human society (and ethnography). Following the emergence of an attention to the future and possible futures as cultural scenarios of investigation (A. Appadurai, The Future As Cultural Fact: Essays on the Global Condition, 2013; R. Bryant, D.M. Knight, The Anthropology of the Future, 2021), in Disappointment: Toward a Critical Hermeneutics of Worldbuilding (2018) Jarrett Zigon explores the role of disappointment as a driving force for imagining and creating alternative realities, outlining the philosophical and theoretical bases of an anthropology of potentiality.

The theoretical and methodological implications of the study of hope as an analytical category in anthropological theory and practice are multiple and “regenerative” – so much so that Lorena Gibson speaks of an “anthropology of respair” (Anthropology as Respair: Anthropological Engagements with Hope and its Others, 2019): an anthropology that “mobilizes hope and its associated concepts as frameworks for interrogating how people experience the spaces between probability and possibility”. This is, again, an anthropology revitalized in its heuristic and applicative possibilities by the generative analytical concepts of hope / despair / doubt / desire / disappointment.

The next SIAC National Conference, scheduled in Matera from 25- 27 September 2025, invites members and colleagues to reflect on these dimensions of human action and to question the multiple problems and methodological implications that their analysis poses to anthropological research, as well as their potential social consequences.

Possible research topics and questions are:

• How do societies express desire, hope and despair: through which languages, representations, practices and worldviews?

• How do societies act, react and reflect on their margins of agency between desire, hope and despair and in relation to class, gender and status differences?

• How does the temporal dialectic between past, present and future intervene in defining the relationship between desire, hope and despair?

• What are and how are waiting and endurance configured in connection with hopes and desires in different political contingencies and moral economies?

• How do feelings of hope, desire and despair orient how we live and think reproductive choices in different historical, economic and political contexts?

• How have historical and contemporary demographic transformations, mobility practices and migration cultures influenced, and are influencing, the vision of the future and the relationship between desire, hope and despair?

• In what relationship do hope, desire and despair materialize in the representations and practices connected to the historical awareness of climate change and the critical imagination that this awareness conveys?

• How do societies imagine hopes, desires and despair in non-humans? How do these imaginations intertwine with those of social groups?

• How do advanced technologies, AI and human-machine relationships influence hope, desire and despair?

• What reflections and future visions does anthropology propose on the dialectic between desire, hope and despair? What hopes, desires and despair animate the ethnographic research of anthropologists today?

Submit your proposal by 4 April 2025 HERE 

Each panel can be presented by a maximum of three convenors. One cannot be convenor of more than one panel.
Each panel can independently decide the languages accepted.
The panel proposal must be sent exclusively through the form. Proposals received by email will not be accepted.

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