Il ritorno del sociale. Quarto Convegno Nazionale SIAC

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Deadline: 19 marzo 2023

Il ritorno del sociale. Quarto Convegno Nazionale della Società Italiana di Antropologia Culturale 

Università La Sapienza di Roma

21-22-23 settembre 2023

 

Il filo rosso della terza conferenza biennale SIAC è: fare, disfare, contestare, immaginare nuovamente l’idea di sociale e società su livelli molteplici, nonché in contesti e situazioni differenti. Il “ritorno del sociale”, come rilevante prospettiva analitica ed esperienza collettiva, dialoga con il volume di Bruce Kapferer The Retreat of the Social (2005), una diagnosi acuta dei processi in corso nelle scienze sociali e nelle realtà che esse studiano all’inizio di questo nuovo millennio. In quel momento, lo sviluppo di prospettive riduzioniste che enfatizzavano il primato di cause e fattori economici, l’attenzione privilegiata all’individualismo metodologico e lo studio dell’agency solo in termini di capacità individuali, insieme all’uso acritico di categorie come “mercato”, “capitalismo” o addirittura “potere” stavano trasformando le nozioni di sociale e società “in gusci vuoti dalla scarsa o nulla rilevanza analitica” (Kapferer 2005: 3). Dal punto di vista politico e sociale, “la ritirata del sociale” era un fenomeno simbolizzato, fra altri, dalla famosa citazione di Margaret Thatcher: “There is not such thing as society”. I cambiamenti in atto nell’organizzazione ideologica e nel funzionamento degli stati nazionali stavano sgretolando la relazione vitale fra teoria sociale, politiche riformiste e volontà politica di promuovere la trasformazione sociale da cui le scienze sociali e l’antropologia erano nate nel diciannovesimo secolo.

Quasi vent’anni dopo dobbiamo riconoscere che, se le nozioni del sociale e della società hanno perso parte della loro centralità nella riflessione antropologica, questo è accaduto in maniera difforme in relazioni a temi, e soprattutto a geografie di ricerca. Per gli antropologi che lavorano in Africa, nel sub-continente indiano, in America Latina, in Medio-Oriente, in Oceania e anche nell’Europa Meridionale e Orientale, questioni come la cura, le economie circolari, i processi di patrimonializzazione, le forme di appartenenza sociale e familiare, solo per fare alcuni esempi, costituiscono altrettante aree di innovazione della discussione su come le società pensano sé stesse e si costruiscono su base quotidiana. Lo studio delle migrazioni ha allargato la comprensione della capacità umana di porsi in rete attraverso lo spazio, costruendo comunità d’affetti, partecipazione politica e iniziativa economica che coltivano un senso di identità e una capacità d’azione collaborativa nonostante la dislocazione geografica dei partecipanti. Soprattutto, eventi e processi imprevedibili agli inizi di questo nuovo millennio invitano a sviluppare una prospettiva nuova sul sociale e sulla società capace di cogliere l’emergere di forme relazionali, sociali e organizzative concepite e proposte come alternative al capitalismo estrattivo e alle visioni neoliberali della politica e dell’economia.

In che misura la crisi finanziaria del 2008 ha posto fine alla narrazione progressista di un arricchimento universale che ha sostenuto il diffondersi di valori neoliberali alla fine del ventesimo secolo? La consapevolezza crescente delle crisi ambientali modifica il modo con cui gli esseri umani immaginano e agiscono le relazioni con i non-umani? In che modo la violenza della guerra influisce sulla socialità? E quale è l’impatto della diffusione delle tecnologie digitali sui rapporti fra esseri umani, e fra gli esseri umani e l’ambiente?

Invitiamo i partecipanti a considerare le implicazioni metodologiche di prospettive antropologiche centrate sul sociale. Come possono modificare la pratica contemporanea dell’antropologia? Quali sono le lezioni che abbiamo appreso e le strade che si aprono dinanzi a noi? I vincoli della ricerca finanziata permettono un nuovo interesse antropologico nel sociale e nella società? Alcune delle parole chiave che ci possono aiutare a costruire assieme una prospettiva originale sul sociale e la società sono: confini, comunità, continuità e discontinuità, creatività, esperienza, ibridazione, storicità, immaginazione, tecnologia e temporalità.

Ulteriori domande:

In che misura la categoria del sociale permette all’antropologia di ripensare in modo integrato le relazioni fra politica e società? Quali sono gli effetti delle relazioni di potere sui processi sociali? In che modo le lenti del sociale rafforzano la nostra comprensione di fenomeni quali la crisi delle democrazie occidentali, l’avanzata della Nuova Destra o l’emergere di nuovi movimenti che avanzano rivendicazioni politiche alternative?

Quali sono i risvolti sociali delle crisi finanziarie e lavorative? Una lettura socio-culturale dei rapporti lavorativi, delle forme di scambio e (ri)-distribuzione delle risorse, dei tipi di disoccupazione, può contribuire al superamento delle crisi e delle ineguaglianze contemporanee?

L’idea del sociale aiuta l’antropologia a studiare le crisi globali che accompagnano il cambiamento climatico? Come possiamo leggere, attraverso la prospettiva del sociale, le cause e gli effetti locali e globali delle trasformazioni climatiche in atto? Il sociale contribuisce ai dibattiti sull’Antropocene?

In che misura il genere, le forme culturali della relazionalità e i legami familiari danno forma alle idee di mutualità e di “buona vita”? Gli antropologi contribuiscono alla comprensione sociale delle transizioni demografiche? Può una prospettiva di genere aiutare a re-immaginare il sociale?

Le lenti del sociale ci aiutano a comprendere meglio i processi di patrimonializzazione e la posizione dei soggetti coinvolti a vari livelli? Quali sono le implicazioni sociali dei processi di costruzione della memoria? Le politiche di patrimonializzazione possono beneficiare di una prospettiva che enfatizza la dimensione sociale?

Quale ruolo rivestono i rituali, religiosi o secolari, nell’idea contemporanea di società? Possiamo leggere i processi di secolarizzazione o post-secolarizzazione attraverso le loro dimensioni sociali? Quali sono le dinamiche sociali dei movimenti religiosi contemporanei?

Sottometti QUI una proposta entro il 19 marzo 2023

 

 

The Return of the Social. SIAC Fourth National Conference.

Sapienza University of Rome

21-22-23 September 2023

 

Making, unmaking, contesting, imagining and reimagining notions of the social and society at multiple levels and in different contexts and situations will be the themes running through the 2023 third-biennial SIAC conference. The “return of the social”, as both a meaningful analytical perspective and a collective experience, dialogues with Bruce Kapferer’s volume The Retreat of the Social (2005), a perceptive diagnosis of the processes underway, both in the social sciences and the realities they study, at the beginning of this new millennium. At the time, the development of reductionist perspectives stressing the primacy of economic causes and factors, the increasing methodological focus on individual agency, the fascination exerted by the explanatory models of neuroscientific and neo-evolutionary cognitivism, and the acritical use of categories such as “market”, “capitalism” or even “power”, were turning notions of the social and society into “empty shells of small or no analytical value” (Kapferer 2005: 3). Politically and socially, “the retreat of the social” was a phenomenon in itself, epitomized, among others, by Margaret Thatcher’s famous quote: “There is no such thing as society”. Changes in the ideological organization and functioning of national states were in fact breaking the vital relationship between social theory, reformist policies and the political will to foster social transformation that had engendered the social sciences and anthropology in the nineteenth century.

Almost twenty years later, we must recognize that if the social and society have lost some intellectual appeal in anthropology, this has happened unevenly in relation to themes – and, above all, geographies – of research. For anthropologists working in Africa, the Indian sub-continent, Latin America, the Middle East, Oceania and Southern and Eastern Europe, care, circular economies, emerging solidarities, heritage, forms of belonging and family ties, to quote but few examples, are some of the areas that have been renewing the discussion on how societies think and build themselves on daily basis. The study of migrations has broadened the understanding of human networking capacities through the construction of communities of affection, political participation and economic initiative that cultivate a sense of identity and collaboration despite the geographical dislocation of participants. Above all, events, and processes unforeseen at the beginning of this new millennium call for a fresh approach to the social and society which is capable of capturing the emergence of relational, social and organizational forms that are conceived of and proposed as alternatives to extractive capitalism and neoliberal visions of politics and the economy.

Has the 2008 financial crisis ended the progressive narrative of “wealth-for-all” that ushered in the global spread of neo-liberal values in the late part of the twentieth century? Does the growing awareness of environmental crises change the ways in which humans imagine and enact their relationship with non-humans? How does war-related violence recast human sociality? And what are the consequences of the global diffusion of digital technologies for relations among humans, and between humans and the environment?

Participants are invited to think about the methodological implications of anthropological perspectives centered on the social. How can they change the contemporary practice of anthropology? What are the lessons learnt and the paths forward? And do the constraints of funded research allow the return of an anthropological interest in the social and society? Possible keywords to build together an original perspective on the social and society are borders, community, continuity and discontinuity, creativity, experience, hybridity, historicity, imagination, technology, temporality.

Further questions:

Does the category of the social help anthropology rethink the relationships between politics and society in an integrated way? What are the effects of power relations on social processes? Can the lens of the social deepen the understanding of phenomena such as the crises of Western democracies, the advance of the New Right or the emergence of new movements with “alternative” political claims?

What are the social dimensions of financial and labour crises? Can a social and cultural reading of labour relations, forms of exchange and (re)distribution of resources, and kinds of unemployment, contribute to overcoming contemporary crises and inequalities?

Does the idea of the social help anthropology study the global crisis that accompanies climate change? Can we read both the causes and the local and global effects of the planet’s climatic transformations through the lens of the social? Does the social contribute to the debate on the “Anthropocene”?

How do gender, cultural forms of relatedness and family ties shape ideas of mutuality and of a “good life”? Do anthropologists contribute to a social understanding of the effects of demographic transitions? Can a gender-centred perspective help re-imagine the “social”?

What perspectives on the social do the study of migratory processes, both historical and contemporary, promote? How do migratory flows accompany the transformations of contemporary societies? What are the relationships between reception policies and the social dynamics of migratory contexts?

Can the lenses of the social help us to read heritage processes and the positions of the different subjects involved at various levels? Which are the social implications of memory-work? Can heritage policies benefit from an approach that emphasizes the social dimension?

What role do rituals, whether secular or religious, play in shaping the current forms of society? Can we read processes of secularization or post-secularization through their social dimension? How do contemporary religious movements intersect with social dynamics?

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