Panel 12

Discorsi e controdiscorsi. (Re)immaginare e (ri)produrre il sociale tra asimmetrie di potere

Panel 12 / Quarto Convegno Nazionale SIAC “Il ritorno del sociale”, Sapienza Università di Roma, 21-22-23 settembre 2023

Proponenti: Federica Manfredi (Università di Torino), Eleonora Rossero (Ricercatrice indipendente)

Discussant: Eliana Billi (Sapienza Università di Roma)

Abstract

I discorsi (Abu-Lughod e Lutz 2005) costituiscono una delle componenti attraverso cui il sociale viene fatto, disfatto e (re)immaginato. L’incontro e scontro tra discorsi egemonici e controdiscorsi (Lueg e Lundholt 2021) evidenzia disuguaglianze, bisogni di riconoscimento, asimmetrie di potere, processi di (de)legittimazione e spinte di (im)mobilità sociale. In una rappresentazione verticale, i controdiscorsi agiscono dal “basso” mettendo in discussione i poteri istituzionalizzati che agiscono “dall’alto”. Questi poteri asimmetrici, connessi ad attori, azioni collettive e narrazioni online e offline, possono scontrarsi, contaminarsi, finanche arrivare a fondersi. Le analisi di forme di mobilitazione e di attivismo, nonché di processi di (in)visibilizzazione online e offline, mostrano la trasformazione dei significati associati a vari fenomeni del sociale, come quelli inerenti alle emergenze abitative e le forme di occupazione, nonché alle esperienze di dolore delle malattie contestate, come endometriosi e vulvodinia. Questo panel invita a guardare il sociale attraverso la lente dei (contro)discorsi, al fine di evidenziare le trasformazioni dei significati grazie all’incontro e scontro di narrazioni, poteri e attori che si percepiscono come antagonisti, diversi, “altri”. Dal punto di vista metodologico, quali posizionamenti e tecniche consentono al ricercatore di adattarsi al contesto, includendo modalità espressive e partecipative sintoniche con i partner epistemici? In quali termini possiamo bilanciare posizionamenti etici e usi politici del lavoro scientifico?

Keywords: discorsi, saperi, attivismo, normatività, contestazione

Lingue accettate: Italiano / English

 

Sessione I

Giovedì 21/9/23, ore 14.30-16.15, aula Nuova Buonaiuti, Terzo piano

Letizia Masi (letizia.masi@studio.unibo.it) (Università di Bologna), “Mettere insieme i pezzi”. I discorsi che (ri)compongono i significati di salute e malattia

La proposta vuole riflettere sulla relazione tra discorso e controdiscorso partendo dal caso specifico dell’esperienza di dolore pelvico cronico. La biomedicina offre un linguaggio (Martin 1987) entro cui pensare, nominare e condividere delle forme di sofferenza. In tal senso la conoscenza autorevole della biomedicina (Jordan 1993) diventa uno strumento per rivendicare forme di legittimità in grado di dare accesso a tutta una serie di diritti e servizi riguardanti la salute. Tuttavia, alcuni aspetti della biomedicina sono messi in discussione dai controdiscorsi online e offline delle persone che soffrono di dolore pelvico cronico. L’incontro dei due discorsi si struttura come uno spazio entro cui negoziare continuamente i significati di salute e malattia attraverso processi di medicalizzazione. Al centro dei discorsi è posto il corpo, più precisamente la zona pelvica che è ritenuta parte della sfera privata e sessuale, che difficilmente trova un suo posto all’interno dei discorsi pubblici. È a partire dal corpo sofferente che i controdiscorsi riflettono dal “basso” sul sistema sociale eteropatriarcale, capitalistico e abilista, promuovendo modalità alternative dell’essere-nel-mondo (Csordas 2003). Di fronte alla consapevolezza delle asimmetrie di potere all’interno dei discorsi riguardanti i corpi e la salute, la disciplina antropologica deve interrogarsi sulle metodologie e sul tipo di narrazioni che pone in essere.

Alessia Ibba (alessiaibba@hotmail.it) (Ricercatrice indipendente), Movement and countermovement discourses on the burial of aborted foetuses: the Italian pro-life and pro-choice movements

In Italy, in 2020, when thousands of foetuses graves were found displaying a cross with the name of the person who had aborted, the practice of the burial of aborted foetuses was contested. This paper examines the discursive mobilisation of the pro-life and pro-choice movements in Italy around the practice. Through the analytical lens of the movement-countermovement framework and taking into account public discourses belonging to both the Italian pro-life and pro-choice movements, the study concerns the discourses employed to justify their position around the practice and how they argue amongst each other. Several themes of discussion were highlighted, concerning: the legal basis of the practice; the role of religion; medical and scientific based claims; and claims related to ideas of trauma, loss, and violence. This study, despite its limitations due to the small sample and limited pre-existing literature, may represent an expansion in the study of movement-countermovement discursive dynamics in the Italian context, focusing on the pro-choice/pro-life movements.

Nicole Braida (nicole.braida@unito.it) (Università di Torino), Incontri e scontri di saperi sulle malattie invisibilizzate. Un’esplorazione delle mobilitazioni online e offline intorno all’endometriosi e alla vulvodinia.

Il paper mette al centro l’esplorazione di discorsi e contro-discorsi sull’endometriosi e sulla vulvodinia, due patologie intorno alle quali si sono recentemente attivate mobilitazioni a livello associativo e di reti informali su diversi territori. Queste mobilitazioni cercano di visibilizzare alcune criticità in merito ai ritardi nel percorso diagnostico e alla difficoltà di accesso al trattamento, spesso legate alla minimizzazione dei sintomi e alla delegittimazione delle pazienti da parte del personale medico (Jones 2015). In particolare, essendo entrambe patologie che presentano manifestazioni cliniche altamente soggettive (come il dolore), la difficoltà di individuare criteri diagnostici oggettivi apre spazi di conflitto e negoziazione tra i diversi saperi in gioco: da una parte, quello del sapere medico esperto e, dall’altra, quello del sapere incorporato nell’esperienza di chi vive la condizione (Jackson 2019). Il paper presenta alcuni risultati preliminari che restituiscono l’incontro, lo scontro e l’ibridazione tra saperi e pratiche bio-mediche e saperi e pratiche di pazienti esperte/i (Wilson 1999), le sfide epistemiche che i saperi incorporati pongono al sapere biomedico (Whelan 2007) e gli effetti che questo incontro/scontro produce o può produrre sulle pratiche medico-sanitarie. L’autrice intende anche aprire una riflessione sui vantaggi e gli svantaggi del suo posizionamento come ricercatrice a cavallo tra insider e outsider e sui quesiti etici che pone.

Massimiliano Minelli (massimiliano.minelli@unipg.it) (Università di Perugia), “Riflettere sulle cose che in pratica trasformiamo”: creatività, pratiche discorsive e partecipazione sociale nel campo della salute mentale

“È molto difficile recuperare la pratica, mentre è molto facile recuperare l’ideologia. … ciò che consideriamo rivoluzionario … non è creare ideologie ma riflettere sulle cose che in pratica trasformiamo” (Basaglia Conferenze brasiliane 2000). Per Basaglia le azioni creative nella pratica, fondamentali per cambiare la società, producono nel tempo situazioni difficilmente “riassorbibili” dal potere costituito. La prassi di trasformazione delle relazioni e dei contesti istituzionali, infatti, sfida le conoscenze disponibili, le abitudini corporee naturalizzate, destabilizzando classificazioni e teorie preesistenti. L’“utopia pratica” è sempre un passo avanti rispetto alla produzione teorica che la riguarda; i processi che attiva, a differenza delle ideologie, non sono disinnescabili. D’altra parte, è complesso raccontare e tramandare tale “utopia pratica” alle generazioni future. Pur essendo un potente dispositivo di produzione (anti)discorsiva, essa è infatti difficile da articolare nel confronto pubblico, nella attuale drammatica ridefinizione della “questione sociale”.  Il paper sostiene che in tutto ciò risiede però un “felice paradosso”, utile per una etnografia intenta a storicizzare i processi sociali ed esplorare l’incontro/scontro tra discorsi egemonici e controdiscorsi. Per lavorare su tale paradosso, sono interrogati due processi di produzione di salute mentale collettiva, in Italia e in Brasile, Paesi in cui ho svolto ricerche antropologiche negli ultimi anni.

 

Sessione II

Giovedì 21/9/23, ore 16.45-18.30, aula Nuova Buonaiuti, Terzo piano

Dario Bettati (dario.bettati@gmail.com) (SIAA), Corpi Giudicati: l’egemonia dello stereotipo che schiaccia le narrazioni di malattia e la controcultura sui social

Gli stereotipi ricalcano opinioni modellate su schemi di pensiero figli di condizionamenti sociali, mutando in relazione ai contesti sociali, riproducendosi continuamente in nuove configurazioni socio-culturali. Il corpo, di per sé, è sempre stato uno dei protagonisti privilegiati del pregiudizio; fuori forma, nonché fuori norma. Soprattutto i media hanno contribuito drasticamente alla creazione di discorsi egemonici riguardo ciò che sia normale o no. Nonostante ciò oggi, nell’era social, quasi di pari passo a questa ossessione del giudizio, sembra, tuttavia, esserci lo spazio, per tentativi di appiattimento di questa smania di perfezione, nonché questa sete di pregiudizio. L’obiettivo di alcune nuove realtà, associative, private o addirittura personali (come possono esserlo gli influencer) è convincere la massa ad andare oltre l’apparenza. Due gli obiettivi: capire che dietro ai corpi vi è una storia e che soprattutto dietro ai corpi “disarmonici” vi è molto spesso una storia disarmonica a sua volta, sofferente, stonata; diffondere un nuovo modello di normalità basato sulla concezione che non esista un reale giusto o sbagliato; in pratica una normalità non normalizzabile. Attraverso l’esempio della costruzione cultural-identitaria dei bodybuilders e l’individuazione di campagne ad hoc, si vorranno mettere a confronto alcuni discorsi basati su concezioni stereotipate legate al corpo e i controdiscorsi che tentano di distruggere le fondamenta del pregiudizio.

Cristina Pantellaro (cristina.pantellaro@libero.it) (Ricercatrice indipendente), Napoli città metaforica tra discordia e misericordia. Il caso di Ugo Russo e del murale in piazza della Parrocchiella

Questo contributo intende riflettere su alcuni eventi che si sono svolti a Napoli, nei Quartieri Spagnoli, a partire dalla realizzazione di un murale che ritrae il volto di Ugo Russo un ragazzo di 15 anni morto a causa di spari esplosi dall’arma di un carabiniere nel tentativo di compiere una rapina (marzo 2020).  Un caso che è stato molto discusso sui media locali e nazionali e che ha generato molte proteste che hanno coinvolto i membri della famiglia di Ugo, gli abitanti del quartiere, politici, associazioni, militanti, intellettuali e artisti. Nel 2021, a seguito di una inchiesta giornalistica nella quale vengono denunciati numerosi altarini, edicole votive e murales dedicati a boss e/o presunti criminali che si trovano nei vicoli della città, la procura e la prefettura indicono ordini di cancellazione e smantellamento. Da una parte, le istituzioni sottolineano la necessità di maggiore sicurezza e retoriche come quelle della tolleranza zero, anche verso la diffusione di immagini nello spazio pubblico che ritraggono esempi che non devono essere emulati, dall’altra, militanti e alcuni intellettuali sollevano la questione cogente del futuro dei bambini dei quartieri popolari, ma anche il diritto di poter commemorare i propri defunti, come è d’uso fare attraverso edicole votive e il culto delle anime del purgatorio. Posizioni opposte e retoriche disemiche (Herzfeld 1996) che vengono affrontate mutuando simboli dalla cultura di riferimento, dalle usanze e tradizioni.

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