P26: Quale futuro per quale parentela

What future for which kinship

Proponenti: Simonetta Grilli (Università di Siena), Rosa Parisi (Università di Foggia)

Discussant: Claudia Mattalucci (Università di Milano Bicocca)

Lingua: Italiano

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Italiano

La vita ritrovata della parentela cui si riferiva il famoso articolo di James Faubion del 1996 ha immesso da tempo l’antropologia in un lungo cammino di interrogazioni scientifiche a partire da terreni di ricerca in cui la parentela è declinata in nuove relazionalità, soggettività e coreografie riproduttive (Thompson, 2007). I New Kinship Studies, attraverso un lavoro profondo di decostruzione, di revisione di categorie interpretative e di produzione di nuove sintesi teoriche, hanno ridato nuova fibra a un campo di studi, quello della parentela, tutt’altro che arretrato sotto i colpi dei cambiamenti in atto. Il decentramento da una dimensione genealogica e strutturale ad una dimensione centrata sull’etica (Faubion, 2001), il mutuo riconoscimento e la dimensione narrativa, sembra aver ricomposto un quadro teorico che non riusciva più a trovare un orizzonte di senso compiuto all’interno dei frame teorici precedenti e soprattutto sembrava aver perso aderenza con la vita reale (McKinnon, Cannell 2013). Mai come ora le questioni legate alla sfera familiare e intima, come le scelte matrimoniali, di famiglia, procreative investono il campo delle politiche sociali, dell’innovazione scientifico-tecnologica, dell’etica dei legami sociali.
La bassa natalità, le nuove culture riproduttive sembrano essere il vero inciampo di molti paesi occidentali, nonché il terreno di produzione di nuove gerarchie di potere fra individui, gruppi e nazioni. I discorsi sulla denatalità spesso esprimono ideologie neo-nazionaliste e relazione neocoloniali fra paesi del nord “depressi” da bassissimi tassi di fecondità, a volte sotto la soglia del rimpiazzo generazionale, e paesi del sud del mondo ancora attestati verso alti tassi di fecondità. All’interno dei singoli Stati nuovi rapporti di dominio si generano fra soggetti posti all’apice della legittimità riproduttiva (bianchi, borghesi, eterosessuali) e soggetti messi ai margini, se non del tutto fuori legittimità, pensiamo ad esempio all’Italia, alle disuguaglianze dei diritti riproduttivi sancite per legge fra soggetti etero e omosessuali. Inoltre, l’accelerazione delle trasformazioni contemporanee indotte dalla globalizzazione ha modificato ulteriormente le forme e gli immaginari delle relazioni parentali. Tra le tendenze in corso si segnalano: i processi transnazionali e più in generale la mediatizzazione delle relazioni che incidono profondamente sulle forme e i significati della mutualità e della cura; l’instabilità dei vincoli di coppia all’origine di una fragilizzazione delle relazioni parentali; le trasformazioni della domesticità direttamente implicate nella ridefinizione dell’intimità; il rapporto fra fertilità/infertilità che risulta fortemente modificato dagli sviluppi delle tecnologie riproduttive. Occorre considerare con attenzione anche la tendenza a slegare la percezione e il sentimento di essere e fare famiglia dal destino procreativo di coppia. Al contempo le pratiche di cura dispiegate nell’agire quotidiano sono riconoscibili anche nelle forme relazionali precarie, non normate, scarsamente definite dal punto di vista sociale.
La Pandemia in corso ha dato maggiore evidenza alle tendenze sopra citate spingendo l’antropologia a un esercizio riflessivo sperimentale declinato sull’accelerazione delle scomposizioni, contraddizioni, trasformazioni in atto e soprattutto sulla riformulazione dei suoi quadri teorici. Per cogliere le nuove sfide occorre decentrare lo sguardo e ripensare spazi, tempi, corpi, immaginari legati alla riproduzione biogenetica e sociale a partire da nuovi posizionamenti capaci di dare fibra e centralità a realtà per molto tempo messe ai margini della riflessione teorica, come le intimità non normative, le relazioni sociali non etero-normative fino al limite di inglobare situazioni che possono apparire “anti sistemiche”, come la scelta di non fare figli. Una prospettiva che porta a pensare il sistema dall’”antisistema”, dove anche la non riproduzione diventa opzione coerente all’interno di una parentela rinnovata in “multi-modal, multi-species, multi-situated practices” (Haraway, 2018), che ci interroga sull’ecologia della vita.
Si attendono contributi che, a partire da esperienze di ricerca o da analisi di carattere teorico-epistemologico, riflettano criticamente sulle questioni identificate nella presente call o su altre possibili declinazioni del tema proposto.

Keyword: relazionalità parentali, relazioni di cura, culture della riproduzione, domesticità, intimità non normative

Riferimenti bibliografici

  • Faubion J., 2001, The Ethnics of Kinship: Ethnographic Inquiries, Rowman & Littlefield.
  • Haraway D., 2018, Making Kin in the Chthulucene: reproducing multi-species, justice, in Clarke A. E., Haraway D. (eds.), Making Kin Not Population, Pricky Paradigm Press.
  • McKinnon S., Cannell F., 2013, Vital Relations. Modernity and the Persistent Life of Kinship, SAR Press.
  • Thompson C., 2007, Making Parents: the Ontological Choreography of Reproductive Technologies, MIT Press.

English

The rediscovered life of the kinship, to which the famous 1996 article by James Faubion referred, has long placed Anthropology on a long path of scientific questions starting from research fields in which kinship is declined in new relationshps, subjectivity and reproductive choreography (Thompson, 2007). The New Kinship Studies, through a deep work of deconstruction, revision of interpretative categories and the production of new theoretical syntheses, have given new fiber to a field of study, that of kinship, far from backward under the blows of changes in act. The decentralization from a genealogical and structural dimension to a dimension centered on ethics (Faubion, 2001), mutual recognition and the narrative dimension, seems to have recomposed a theoretical framework that could no longer find a horizon of complete meaning within the previous theoretical frames and above all seemed to have lost grip with real life (McKinnon, Cannell 2013).
Never before have issues related to the family and intimate spheres, such as marriage, family and procreative choices, affect the field of social policies, scientific-technological innovation, ethics of social ties
Low fertility and new reproductive cultures seem to be the real stumbling block of many Western countries, as well as the production ground for new hierarchies of power between individuals, groups and Nations. The public discourse on the birth rate often expresses neo-nationalist ideologies and neocolonial relationships between northern countries “depressed” by very low fertility rates, sometimes below the threshold of generational replacement, and countries of the southern hemisphere still attesting to high fertility rates. Within the single States, new relations of domination are generated between subjects placed at the climax of reproductive legitimacy (whites, bourgeois, heterosexuals) and subjects placed on the margins, if not completely out of legitimacy, such as Italy in which inequalities of reproductive rights between heterosexuals and homosexuals are sanctioned by law. Furthermore, globalization has accelerated transformations by further modifying the forms and imaginaries of parental relationships. Above all: transnational processes and more generally the mediatization of the relationships that have a profound effect on the forms and meanings of mutuality and care; the instability of couple ties at the origin of a weakening of parental relationships; the transformations of domesticity directly involved in the redefinition of intimacy; the relationship between fertility / infertility which is heavily modified by developments in reproductive technologies. The tendency to detach the perception and feeling of being and making a family from the procreative destiny of a couple must also be carefully considered. At the same time, the care practices deployed in daily actions are also recognizable in the precarious, non-regulated, poorly defined relational from social perspective.
The Pandemic of Covid-19 has given greater evidence to the trends mentioned above pushing anthropology to a reflective experimental exercise declined on the acceleration of decompositions, contradictions, transformations taking place and above all on the reformulation of its theoretical frameworks. In order to grasp the new challenges, it is necessary to decentralize the gaze and rethink spaces, times, bodies, imaginaries linked to biogenetic and social reproduction starting from new positions capable of giving fiber and centrality to reality for a long time placed on the margins of theoretical reflection, such as non-normative intimacies, non-hetero-normative social relationships up to the limit of incorporating situations that may appear “anti-systemic”, such as the choice not to have children. A perspective that leads us to think of the system starting from the “antisystem”, where even non-reproduction becomes a coherent option within a renewed kinship in “multi-modal, multi-species, multi-situated practices” (Haraway, 2018 ), which questions us about the ecology of life.
Contributions are expected that, starting from research experiences or from theoretical-epistemological analyzes, critically reflect on the issues identified in this call or on other possible declinations of the proposed theme.

Keywords: relatedness, care practices, reproductive cultures, domesticity, non-normative intimacy

References

  • Faubion J., 2001, The Ethnics of Kinship: Ethnographic Inquiries, Rowman & Littlefield.
  • Haraway D., 2018, Making Kin in the Chthulucene: reproducing multi-species, justice, in Clarke A. E., Haraway D. (eds.), Making Kin Not Population, Pricky Paradigm Press.
  • McKinnon S., Cannell F., 2013, Vital Relations. Modernity and the Persistent Life of Kinship, SAR Press.
  • Thompson C., 2007, Making Parents: the Ontological Choreography of Reproductive Technologies, MIT Press.
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