P01: Consilienza: una prospettiva unitaria di conoscenza futura fra l’antropologia e le altre scienze

Consilience: Unity and Knowledge between Anthropology and Other Sciences in the Future

Giovanni Pizza (Università di Perugia – Collegio di Merito Onaosi), Pino Schirripa (Sapienza Università di Roma – Vicepresidenza Società italiana di antropologia medica – Siam)

Con il patrocinio della Fondazione Onaosi (Opera nazionale per l’assistenza degli orfani dei sanitari italiani) di Perugia

Lingue: Italiano e inglese

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Italiano

Consilienza è termine che indica una forte interdisciplinarità, un’efficace contaminazione tra modelli teorico-metodologici provenienti da campi di conoscenza diversi. Obiettivo del panel che qui si propone è di riunire riflessioni provenienti da campi differenti per immaginare un percorso dialogico verso una prospettiva unitaria di conoscenza. L’emergenza pandemica, e la sua origine nel salto di specie, a nostro avviso impongono la costituzione di griglie interpretative complesse che rendano possibile una operatività in grado di radicare le sue pratiche in prospettive nate dall’integrazione di sguardi molteplici. L’etnografia collaborativa è l’unica metodologia comune e condivisa che chiediamo. Invitiamo a presentare lavori basati su studi etnografici relativi a esperienze di aggregazione e convergenza tra diversi mondi sperimentali. Vogliamo così garantire la cornice di un modello sperimentale unitario e pertanto intendiamo esplorare la pluriennale tradizione della nostra pratica disciplinare specialistica, l’antropologia medica, che fin dalla sua nascita come sub-disciplina dell’antropologia culturale – scienza sociale già di per sé abituata a cogliere le differenze umane – ha inteso costruire ponti fra mondi diversi, per unire prospettive troppo a lungo separate fornendo a tutte le discipline note un aiuto concreto a ripensare la prassi dell’unità possibile. Tale prospettiva è da immaginarsi e praticarsi non soltanto all’interno delle cosiddette “scienze esatte”, ma anche fra ciascuna di queste e le scienze sociali e umanistiche. L’esperienza nella formazione antropologica dei futuri medici e operatori della sanità ci consente di immaginare superabile questo Great Divide. Moltitudini di studenti e di informatori di doversi ambiti “scientifici” o “socio-umanistici” ci hanno insegnato che le scienze sono sempre “umane” e parimenti che le forme dell’esperienza e dell’organizzazione della conoscenza umana sono tutte “scientifiche”. L’antropologia socioculturale non rimuove le variabili che emergono dalla scena scientifica, anzi essa le auspica, perché sa da tempo che nessuna scienza può essere oggettiva o neutrale: tali esiti sono piuttosto le conseguenze finali di una strenua contesa, regolata dai rapporti di forza vigenti, che occorre monitorare e, qualora necessario, praticare e innovare. Con la presente Call si richiedono interventi multidisciplinari che provengano dai vari settori della conoscenza, tutti però caratterizzati da una concreta descrizione a carattere etnografico degli elementi pratici che hanno favorito processi di aggregazione e di convergenza tra saperi distanti, ponendo in chiaro ciò che ha inteso favorire una reale consilienza, che non sia solo predicata. L’idea è quella di immaginare un futuro della ricerca e della conoscenza che sappia proporre una complessità di sguardi e azioni per fare fronte alle sfide che ci attendono.

Riferimenti bibliografici

  • Wilson E. O. (1999), Consilience: The Unity of Knowledge, Vintage Books, New York.
  • Behera M. C. (ed.) (2019), Shifting Perspectives in Tribal Studies. From an Anthropological Approach to Interdisciplinarity and Consilience, Springer, Singapore.
  • Slingerland D., Collard M. (2012), Introduction. Creating Consilience: Toward a Second Wawe, in
  • Slingerland D., Collard M. (eds.) (2012),Creating Consilience: Integrating the Sciences and the Humanities Creating Consilience: Integrating the Sciences and the Humanities, Oxford University Press, Oxford-New York, pp. 3-40.

English

Consilience is a term evoking interdisciplinarity, the great contamination of reciprocal effectiveness between sciences. It means: to connect different theoretical and methodological models aiming at a new unity of knowledge. The spirit of the panel proposed here is to put together reflections from different scientific fields, to imagine a stronger dialogue towards a unitary scientific perspective of knowledge. On our opinion, the spillover origin of pandemic emergency requires the establishment of complex interpretative grids in the aim to root different scientific practices in such a new discourse, born from the integration of multiple views. Collaborative ethnography is the only common and shared methodology we ask for. We call for papers based on ethnographic studies related to experiences of aggregation and convergence between different experimental worlds. We would like to ensure the framework of a unitary experimental model and therefore we want to explore the long tradition of the scientific branch to which we belong, that is medical anthropology. Even more than sociocultural anthropology, as a branch of it, medical anthropology aims to be a social science inclined to compare together human differences, especially to bridge the gap between social and pathological. Therefore, it can make together different worlds, unifying diverse perspectives separated for too long, providing all known disciplines a concrete help to rethink the practice of a possible unity of knowledge. This perspective is to be imagined and practiced not only within “hard science”, but also among social sciences and humanities. Our experience in the anthropological training of future physicians and health professionals allows us to imagine that this Great Divide could be overcome. Multitudes of students and informants, of “scientific” as well as “socio-humanistic” fields have taught us that there are only “human sciences” among hard ones. Analogously, even the forms of experience and organization of human knowledges are all “scientific”. Sociocultural anthropology does not remove the variables arising on the scientific scene, indeed it hopes for them, because it has long known that no science can be objective or neutral. These are outcomes or rather the final consequences of a strenuous struggle, regulated by the existing relations of forsce, which must be monitored and, if necessary, practiced and innovated. This call calls for multidisciplinary ethnographic based interventions. They are called from various fields of knowledge, but all characterized by a concrete description of the practical elements that have fostered processes of aggregation and convergence between distant knowledge, making clear what has been intended to promote a real consilience, and not a preached one. The idea is to imagine a future of research and knowledge in anthropology which could propose a complexity of views and actions to face the challenges that lie ahead.

References

  • Wilson E. O. (1999), Consilience: The Unity of Knowledge, Vintage Books, New York.
  • Behera M. C. (ed.) (2019), Shifting Perspectives in Tribal Studies. From an Anthropological Approach to Interdisciplinarity and Consilience, Springer, Singapore.
  • Slingerland D., Collard M. (2012), Introduction. Creating Consilience: Toward a Second Wawe, in
  • Slingerland D., Collard M. (eds.) (2012),Creating Consilience: Integrating the Sciences and the Humanities Creating Consilience: Integrating the Sciences and the Humanities, Oxford University Press, Oxford-New York, pp. 3-40.
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